Teatro de Los Andes - Emilia Romagna Teatro Fondazione
Modena, Teatro delle Passioni
Teatro de Los Andes
César Brie
Lucas Achirico, Daniel Aguirre, Gonzalo Callejas, Alice Guimaraes
Cergio Prudencio, Bolero di Sipe Sipe, Luzmila Carpio, inno sportivo "sanos y fuertes"
Lucas Achirico, Pablo Brie
Lucas Achirico e Pablo Brie
Lucas Achirico
Soledad Ardaya e Danuta Zarzyka
Mercedes Campos
Gonzalo Callejas
Teatro de Los Andes - Emilia Romagna Teatro Fondazione
La notte del 22 maggio 1998 un violento terremoto colpì la Bolivia. Il sisma provocò decine di morti e centinaia di feriti. La comunità internazionale si mobilitò inviando ogni genere di aiuti e il governo boliviano organizzò la distribuzione degli aiuti e la ricostruzione. Ben presto, però, iniziarono a circolare voci sempre più insistenti di furti, di fondi deviati e di abusi sulla popolazione.
César Brie e la sua compagnia del Teatro de Los Andes hanno trascorso molto tempo nelle zone colpite dalla scossa, hanno raccolto testimonianze e dato vita ad uno spettacolo di straordinaria forza e umanità. "Sembra - scrive Brie - che sempre in un terremoto convivano generosità disinteressata ed egoismo, meschinità e solidarietà."
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Questo lavoro si compone di due atti che potrebbero essere indipendenti, come due movimenti musicali. Il primo atto, Il danno, è incentrato sul fenomeno del terremoto in se stesso: una forza casuale e indifferente che in una manciata di secondi distrugge città, vite, famiglie.
Il secondo atto, La beffa, racconta della vita quotidiana dopo il terremoto, e della corruzione. Una sciagura cessa di fare notizia nel momento in cui coloro che ne sono stati colpiti cominciano a fare i conti con essa. Quando le telecamere si spengono e i giornalisti se ne vanno, i superstiti iniziano a conoscere il terremoto, a convivere giorno dopo giorno con la distruzione, a ricostruire.
Abbiamo indagato dinamiche e forme di una simile catastrofe, i piccoli e ben rodati meccanismi della pratica del male, della stupidità e dell’indifferenza. Siamo convinti che si tratti di meccanismi universali, al di là dei nomi particolari che di volta in volta assumono. Per questo motivo, non facciamo nomi nel nostro lavoro. Sarebbe diventato un libro bianco di denuncia o una sorta di romanzone pieno di personaggi che nessuno sarà mai in grado di ricordare.
In un documento a parte, che distribuiamo insieme al programma di sala, abbiamo però voluto dar conto di ogni singolo episodio di corruzione, di ogni responsabile, dello stato di ogni processo, delle pene comminate e delle possibili impunità. Se la nostra opera è un fatto artistico, quelle pagine costituiscono un dovere civile. Le due cose sono, per noi, inscindibili.
Vogliamo ringraziare, infine, gli abitanti di Aiquile, Totora e Mizque e delle comunità di Antakawa, Loma Larga, Chijmuri, Hoyadas e Chakamayu. Vorremmo che questo nostro lavoro fosse all’altezza della loro sincerità e non tradisse la generosità e la disperazione delle testimonianze che ci hanno affidato. E vorremmo con questo lavoro contribuire a combattere la cleptocrazia imperante nei partiti e nelle istituzioni che ha finito per dissanguare il paese.
La nostra democrazia smetterà di essere una beffa solo quando rientreremo in possesso dei dritti fondamentali (eliminazione della miseria, giustizia, trasparenza): solo allora potrà chiamarsi davvero, senza ombra di sarcasmo, democrazia.
César Brie
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