Teatro Palladium, Roma - Romaeuropa Festival
un progetto ATER
prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Romaeuropa Festival 2003
Giovanni Lindo Ferretti e Giorgio Barberio Corsetti
Giovanni Lindo Ferretti and Giorgio Barberio Corsetti
Giorgio Barberio Corsetti
Giovanni Lindo Ferretti
Giorgio Barberio Corsetti, Cristian Taraborrelli
Cristian Taraborrelli
Piergiorgio Foti
Fabio Massimo Iaquone
Gianni Maroccolo
ATER
Romaeuropa Festival 2003
Emilia Romagna Teatro Fondazione
Due nomi, G. e G. L., anni alle spalle di vita e attraversamenti in questo nostro paese, teatro e musica, distanze e prossimità, aperti al mondo, chiusi nel desiderio di racconto, di visioni, di una storia che sfugge, oleosa e densa. Soggetti vaganti, liquidi e poi gelati, solidi, muri in opposizione, dura superficie.
Interpreti sempre, concavi tronchi vuoti, risonanti, percossi, grandi orecchie in ascolto.
Ed ora, nella pianura liscia del palco, il teatro, vale a dire il mondo della figurazione, dell'atto e del suono, della voce non solo attiva, generante, ma accompagnata, cullata nell'alveo dell'occhio e dell'espressione. Simboli incatenati, serie di eventi rigorosi, inflessibili, necessari come la sopravvivenza... Qui si situa il senso dell'operare, dell'esposizione al mondo, qui, nella guerra con le cose per il mondo, per il fare, l'operosità lieve che costruisce paesaggi, vita, affetti, attaccamenti ed addii.
Qui sul palco, a figurare come figura nel racconto, e non solo narratore, a narrare se stesso che agisce, ad agire le sue storie rette, dure e solidali, ad accompagnare con il corpo vibrante di fare il fare della voce, G. L. viaggia nel mondo originario ed immaginario, di corpi scuri, brillanti di sudore. Nera l'origine, nere le iniziali, nera la terra, matrice di tutti i colori. G. ascolta, guarda, come al solito, nell'imbarazzo profondo e terribile dell'esserci, interpreta, lega gli sguardi con nodi degni di un provetto marinaio. Vogliamo chiamare sul palco la madre terra, nera, nera, densa e aggrumata, le zolle più vicine, i figli diletti, sono i neri segnati, a tracciare sul bianco della luce segni di corpi invincibili, gloriosi , scatenati da ogni catena, che riportano sempre a noi il ricordo di un'origine, dei denti di drago che seminati hanno generato eroi. Guerra e lotte, sangue, fame, viaggi epici in barche di moderni schiavisti, mare, acque nemiche, terre senza terra, senza orizzonti, senza stelle. Qui da noi, sulla terra dei nostri, terra di passaggi, terra benedetta e maledetta, usurata dall'usura di politici affamati e vomitanti, logorata, arrivano rigeneranti speranze, voti al futuro ed al sacro della vita, neri uomini e donne che procreano, sovrappopolano, spargono generosi ed aitanti semi verso il futuro, che per essi diventa possibile, vero, pieno di promesse e non solo gravido di lutti.
Si generano qui, in casa nostra, per caso, per necessità, per bisogno, per fame, promesse, patti con dio, si intrecciano canti per le generazioni future, senza calcoli, per pura espansione e generosità incosciente. E noi come al solito accompagnano il canto con il canto. Un viaggio, il canto di G. L., le immagini proiettate, un palco che gira e levita, un altro corpo bianco in scena, quello minuto e veloce di C. parte femminile e chiara di G. L., che vola, e poi tutti i corpi neri che avvolgono, sorreggono, danzano, cantano con voci possenti. Un viaggio attraverso le parole di G. L. in una tessitura di senso e di sogno.
Giovanni Lindo Ferretti, Giorgio Barberio Corsetti
Non smetteremo d'esplorare
un'intervista a Giorgio Barberio Corsetti
Corsetti/Ferretti: come avviene l'incontro artistico fra due personalità apparentemente così distanti?
Giovanni Lindo Ferretti ha segnato il panorama della musica rock italiana con la sua forza e la sua poesia. Ha l'incredibile capacità di "tenere" il palco in un'esibizione che è più di un concerto: è una performance vocale giocata tutta sulla sua sorprendente energia. È per questo che ho voluto lavorare con lui; il modo in cui il corpo di Giovanni Lindo e la sua voce riescono sempre a impadronirsi di uno spazio non finisce mai di affascinarmi. Ferretti, da questa conquista, parte sempre per raccontarci nuove storie.
Un regista, di solito, è abituato a dirigere attori: in Iniziali : BCGLF si trova a costruire uno spettacolo in cui musicisti e danzatori la affiancano nella creazione.
Questo spettacolo si muove sulla drammaturgia di Ferretti, sul complesso universo di figure che è in grado di generare. Da un immaginario fatto di parole, di presenze e di corpo abbiamo costruito un lessico teatrale a misura di Giovanni Lindo e della sua presenza scenica. È nato così un nuovo linguaggio comune fatto di immagini, canzoni, proiezioni video, macchine teatrali, corpi e attraversamenti che raccontano il mondo messo in moto da Ferretti con il suo lavoro.
Amore, viaggi, voci, stato d'animo, venerabili dimore e trasformazione. Sembra che, attraverso i temi su cui è stato sviluppato, il suo lavoro ci voglia parlare di vite e del senso di ogni vita...
È uno spettacolo che si nutre di sensazioni, suoni, folgorazioni, illuminazioni, viaggi e persino invettive. Ma anche di emozioni forti e autentiche, che scaturiscono dalle esperienze più importanti delle nostre vite, come l'andar via e il ritorno. Il centro da cui parte e a cui torna Ferretti è quell'Appennino tosco-emiliano da sempre attraversato dalla storia e dai popoli, un punto di passaggio, quasi una porta fra il nord e il sud. Una porta aperta, oggi, da una parte sulla Toscana e dall'altra sull'Emilia con la loro ricchezza, la loro complessità, le loro città multietniche. Iniziali: BCGLF è anche tutto ciò.
È uno spettacolo che vive di movimenti, fra centro e periferia...
Fra il centro decentrato della montagna, fra i suoi valichi e quello che c'è oltre.
Dove arriva il viaggio di Iniziali : BCGLF, dove ci porta?
Ritorna. Ritorna all'origine. Come nei versi di Eliot: "Non smetteremo di esplorare; e la fine di ogni esplorazione sarà arrivare al punto da dove siamo partiti e conoscerlo per la prima volta". Io ho l'impressione che il nostro spettacolo racconti un po' questo.
RASSEGNA STAMPA
Gli artisti italiani non sono in genere molto disponibili a mescolare le proprie tecniche e i propri linguaggi con quelle di altri colleghi, se proprio non vi sono costretti da qualche iniziativa promozionale. Una eccezione vistosa è ora quella cui danno corpo e voce Giovanni Lindo Ferretti e Giorgio Barberio Corsetti con una esperienza fuori delle righe...
Canzoni che sono riflessioni e progetti, desideri e bilanci di una esistenza mai soddisfatta, dolente e ironica, creativa e sferzante. Canzoni apparentemente elegiache ma dove spesso si insinuano la rabbia ed il grido. Il suo canto (sempre lui presente in scena) prende corpo, quasi si amplifica e moltiplica, nello spettacolo che Barberio Corsetti ha creato attorno alla sua voce.
Attori che sono anche danzatori e cantanti, bianchi e neri, che in una assoluta eleganza formale raccontano storie vere che sembrano paradossi, e viceversa. Paradossali sono anche i movimenti che su quell'onda musicale essi affrontano, alzandosi verso il soffitto o proiettandosi come elastici contro le fittizie pareti della scena... È una piccola opera di culto, mascherata dietro la sobrietà di quel titolo di iniziali e di iniziazione, cui è quasi indispensabile abbandonarsi. Non per perdercisi, ma per arrivare ad una maggiore, per quanto malinconica, coscienza.
Gianfranco Capitta, il manifesto
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