Pippo Delbono
Pippo Delbono
Compagnia Pippo Delbono, Emilia Romagna Teatro Fondazione
...cercavo di assumere tutte le forme pur di non diventare un assassino. Cercavo di essere un cane, un gatto, un cavallo, una tigre, un tavolino, un sasso; ho perfino cercato di essere una rosa. Non ridete, ho fatto tutto quel che ho potuto... (da Racconti di Giugno)
C’è sempre un dolore all’origine del lavoro creativo di Pippo Delbono. C’è la memoria anche fisica di una ferita. Il dolore dell’esodo, il viaggio senza ritorno di tutti quelli che si sono lasciati qualcosa alle spalle. Il dolore dei sopravvissuti. Quelli che si sono salvati per ricordare e raccontare, come voleva Primo Levi. Memoria e racconto si sovrappongono anche qui, su questo palco di nuovo nudo come agli inizi, una sedia un tavolino e una bottiglia di birra è tutto quel che serve all’attore. Che alterna storie di vita alla loro traduzione scenica, in un footing linguistico, uno slittamento del codice espressivo reso immediatamente percepibile dalle luci e dalle musiche manovrate da Pepe Robledo.
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