Teatro Metastasio, Prato
Compagnia Lombardi/Tiezzi, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Silvio Castiglioni , Giampiero Cicciò, Marion D’Amburgo, Massimo Grigò, Sandro Lombardi, Fabio Mascagni, Chiara Muti, Lucia Ragni, Alessandro Schiavo, Massimiliano Speziani, Dabora Zuin
Federico Tiezzi
Bertolt Brecht
Cesare Mazzonis
Silvio Castiglioni, Giampiero Cicciò, Marion D'Amburgo, Massimo Grigò, Sandro Lombardi, Fabio Mascagni, Chiara Muti, Lucia Ragni, Alessandro Schiavo, Massimiliano Speziani, Debora Zuin
Francesco Calcagnini
Marion D’Amburgo
Roberto Innocenti
Compagnia Lombardi/Tiezzi, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana
"Un signe,une image, tels nous sommes, et de sens nul" (Holderlin, Mnemosyne)
La regia dello spettacolo prevede un cambiamento drastico dell'ambientazione: non più le mura mitiche di Tebe ma un ospedale-obitorio che assomiglia un poco a una macelleria. In questo ospedale due donne, Antigone e Ismene, sono venute per rubare il corpo del fratello, per portarlo via e seppellirlo.
Siamo dunque in una corsia di ospedale: i letti occupati da cadaveri ... l'immagine è quella di una guerra, non importa quale, una di quelle a cui ci ha abituato il secolo scorso.
Ma i corpi dei cadaveri prendono vita: il coro sarà composto da questi morti da poco risorti, tornati in vita giusto per obbedire a Creonte, macellaio metafisico e politico angosciato, che sospeso a mezz'aria sul suo trono, domina sui morti e sui vivi ...
La Grecia classica abita in un obitorio-macello, simbolo di un sogno classico ormai definitivamente distrutto ... nel gelo artico di una scena illuminata al neon si racconta non solo il sacrificio di Antigone ma anche il sacrificio della Grecia e del mito antico nel razionalismo storico del novecento ...
Ogni frase del testo, una catastrofe.
Ogni scena una distruzione.
Ogni personaggio un senza-speranza.
Ogni coro, una morte.
L'attore e il testo: un processo di combustione.
L'immagine è la drammaturgia; l'immagine è il senso profondo, intimo del testo. L'immagine raccoglie l'essenziale del testo, diviene un tutt'uno con i ricordi, con i corpi degli attori. Dall'immagine si staccano le parole: come comete ...
Particolare importanza riveste, nello spettacolo, il lavoro degli attori sul personaggio: alla ricerca di una verità espressiva che coniughi lavoro sul corpo e lavoro sulla recitazione e il canto.
Come nel teatro d'Opera cinese, tanto amato da Bertolt Brecht ( e punto di riferimento costante del lavoro di Federico Tiezzi) l'immagine e il dinamismo degli attori avrà una considerevole importanza, coniugando insieme aspetti dell'Opera classica cinese, arti marziali (come già avvenuto nella regia di Amleto di Shakespeare) e dramma.
Altro aspetto della regia è la creazione dello spettacolo per immagini filmiche, alla ricerca di "quel" fotogramma che sintetizzi il senso del dramma, l'emozione dei personaggi, la geografia dei rapporti "di classe" del testo brechtiano.
Come già per il progetto Amleto (comprendente Hamletmaschine di H. Muller, Amleto di W. Shakespeare e Ambleto di G. Testori) la preparazione dello spettacolo è terreno di scambio e di relazione di lavoro tra attori "vecchi" (con una maturata esperienza dell'arte scenica) e attori "giovani".
La preparazione dello spettacolo diviene così luogo di trasmissione del sapere teatrale e del metodo creativo per immagini che la Compagnia Lombardi- Tiezzi ha inventato per il proprio Teatro di Poesia.
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Nel 1948, di ritorno dall'esilio statunitense, Bertolt Brecht insieme a Kaspar Neher, riduce e adatta al suo teatro e alla sua visione epica della regia l'Antigone sofoclea - il titolo sarà Antigone di Sofocle - basandosi sulla traduzione, innovativa, che Hölderlin aveva fatto nel 1804, mentre si accentuavano le turbe psichiche che avrebbero portato all'oscurarsi della sua mente. La libertà che Brecht prende rispetto al modello sofocleo è senza limiti: per esempio la guerra che porterà alla morte Eteocle e Polinice, avrà la sua genesi nella volontà di conquista, da parte della città di Tebe, delle miniere di ferro nel territorio di Argo, per sfruttarle a proprio vantaggio.
L'atmosfera di sacralità che investe l'eloquio dei personaggi nell'originale (e nella traduzione di Hölderlin) viene spogliata dalla presenza di qualsiasi numen e laicizzata secondo i canoni dialettici di una poetica straniante.
Creonte diviene un signore della guerra; Antigone un'eroina ribelle che agisce in nome della pace e nel nome della legge divina, più importante di quella degli uomini; Tiresia non è più il cieco veggente bensì diviene un osservatore acuto e attento dei fatti e dei conflitti del potere.
La fine della vicenda sigilla il carattere distruttivo della guerra voluta dal tiranno per spirito di rapina che si traveste da amor patrio. Brecht inoltre aggiunge di suo frammenti di scene e un prologo nel quale la vicenda è violentemente attualizzata, nella trasposizione del mito in epoca nazista.
Siamo di fronte, insomma, a un vero e proprio rifacimento del testo di Sofocle (vengono soppresse alcune parti e alcuni personaggi della tragedia antica) secondo i canoni del teatro epico. La storia di Antigone che si rivolta contro le spietate leggi umane per affermare le leggi divine diviene la base per un dramma didattico che lo spettatore deve cogliere con la ragione prima che con l'emozione.
Gli scontri tra le generazioni, tra il ribellismo giovanile e la dialettica serrata del potere, tra il diritto dello stato e quello della famiglia sono i temi essenziali del racconto brechtiano. Antigone si ricollega idealmente così a personaggi di fantasia come Schweyk, Galileo, Puntila, Giovanna Dark... e Creonte sembra un Mauler (il protagonista di Santa Giovanna dei Macelli) uscito dal mito antico...
L'interesse che il testo suscita è costituito dalla visione che l'autore ha dell'antichità come di un mondo non dissimile dal nostro: attraverso il lavoro drammaturgico il mito viene attualizzato e Sofocle diviene un nostro contemporaneo pronto a parlare della nostra epoca.
Il teatro si fa dialettica e discussione riacquistando la sua antica centralità (come era nell'Atene del V secolo): luogo dove si pongono le domande e dove si cercano, nell'unità dialettica tra attore e pubblico, le risposte. Il testo ha avuto rarissime apparizioni sceniche: la più importante è sicuramente quella del Living Theatre che, sul finire degli anni '60, fondò la sua poetica teatrale e ideologica proprio sull'elaborazione scenica di questo dramma.
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