Modena, Teatro Storchi
Adriano Arrigo, Massimo Belli, Celeste Brancato, Giselda Castrini, Giampiero Cicciò, Tony Contartese, Chiara De Bonis, Davide Israel, Arrigo Mozzo, Giuliano Oppes, Salvatore Palombi, Antonello Scarano, David Sebasti, Gian Paolo Valentini
Pierre Corneille
Antonio Taglioni
Giancarlo Cobelli
Paolo Tommasi
Dino Villatico
Robert John Resteghini
Emilia Romagna Teatro
07/04/1995 Modena, Teatro Storchi
L’illusion comique è un’esaltazione del teatro e dell’arte teatrale, uno dei più begli esempi di ‘teatro nel teatro’, pieno di colpi di scena divertenti e appassionanti. La fiducia nel teatro come istituzione moralmente solida (oltre che mestiere remunerativo) traspare chiaramente da quest’opera, una tragicommedia molto rivalutata nel nostro secolo per l’acutezza e la complessità con cui essa tratta della fascinazione e del potere della scena.
A differenza di altri testi di Comeille l’Illusion, è un’opera molto divertente, un lavoro sul riso oltre che sulla menzogna e sull’inganno. A questo proposito Cobelli ha infatti dichiarato: “Avevo voglia di far esplodere dentro di me un’antica esigenza, quella di far ridere in modo sano di noi stessi. Dopo aver attraversato tanto nero, ho cercato uno spiraglio bianco”.
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Rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1636, Illusion comique è una strana, fantastica e geniale opera in cui Comeille utilizza, con grande grazia e libertà, un brio scintillante. La struttura del testo è molto singolare: lo stesso autore in una dedica della prima edizione a stampa scrive che Illusion comique è "uno strano mostro. Il primo atto non è che un prologo, i tre successivi una commedia incompleta, l'ultimo una tragedia; e il tutto, cucito insieme, forma una commedia".
L'allestimento di Giancarlo Cobelli è condotto sulla traduzione di Antonio Taglioni, adattata per la scena dal regista stesso, che si basa sulla prima edizione dell'opera, scritta nel 1635 e pubblicata nel 1639; tra questa e l'edizione definitiva in folio del 1663 Corneille ha scritto diverse varianti andando via via sempre più autocensurandosi, eliminando qualsiasi accenno 'erotico' e addirittura eliminando un personaggio, quello di Rosina, determinando così un drastico cambiamento di finale per evitare i problemi di censura che aveva avuto con la prima edizione. Giancarlo Cobelli ha deciso di lavorare invece proprio sull'edizione del 1639, riadattandola soprattutto nel finale dove è stato liberamente interpretato il pensiero di Corneille sul teatro.
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